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I° TRATTO: è un tratto difficile e pericoloso, quasi tutto in discesa, affidato ai ceraioli più esperti. I Ceri scendono impetuosamente per Via Via Dante (o Calata dei Neri), Corso Garibaldi, Via Cairoli in fondo alla quale sostano per 15 minuti.
II° TRATTO: i Ceri ripartono lungo la discesa di Via Mazzatinti (o Calata dei Ferranti), poi proseguono in pianura per Piazza 40 Martiri, da lì verso il quartiere di San Martino, da cui risalgono per Via dei Consoli fino all’imbocco di Piazza Grande dove si fermano per circa 15 minuti.
III° TRATTO: dopo che il Primo Capitano ha riconsegnato le chiavi della città al Sindaco, questi affacciato alla finestra della Sala Consiliare, sventolando un fazzoletto bianco, dà ordine ai Campanari di cominciare a suonare e al Secondo Capitano di riprendere la corsa.
Inizia vorticosamente tra urla di incitamento e di gioia in mezzo ad una folla assiepata all’inverosimile, con le “tre birate” o “girate”, ossia con tre giri simili a quelli della mattina, intorno al pennone.
La corsa prosegue poi per Via XX Settembre, prima di affrontare la durissima salita del Primo e Secondo Buchetto, strade incassate tra mura e tanto strette da non consentire nemmeno l’utilizzo dei braccieri.
Giunti in prossimità della Porta di Sant’Ubaldo i Ceri vengono appoggiati a terra per circa mezz’ora prima di attraversare la Porta stessa in posizione orizzontale dato l’angusto passaggio.
IV° TRATTO: l’ultimo tratto della corsa si snoda interamente sulle strade sterrate del Monte. In una manciata di dieci minuti viene coperto di corsa, anche qui Ceri in spalla, un chilometro e mezzo circa di salita, formata da nove stradoni e otto tornanti, con una pendenza media del 15% circa.
Qui la corsa raggiunge il culmine, incentrata sui tempi di percorrenza e sul distacco che un Cero riesce a dare all’altro, cercando di evitare nel contempo sbilanciamenti o, peggio, cadute rovinose.
Lo sforzo dei ceraioli, ansanti e affannati, è al limite delle possibilità fisiche, ma l’esaltazione della festa sembra dar loro un vigore incredibile, sostenuti anche dalle grida di incitamento della folla lungo tutti i stradoni.
ARRIVO: con un’ultima impennata i Ceri arrivano ai piedi della gradinata della Basilica di Sant’Ubaldo e qui la corsa si conclude con l’”abbassata” per entrare nel portale, la salita della scalea e la chiusura del portone in cima. L’Abbassata finale è di grande spettacolarità, perché avviene in piena corsa e ad essa è legata la competizione tra Sant’Ubaldo e San Giorgio per la chiusura della porta.

REGOLE: esistono alcune regole non scritte, ma irremovibili e severe: l’ordine della corsa è S. Ubaldo, S. Giorgio, S. Antonio.
I Ceri non possono superarsi, se un Cero cade, il Cero o i Ceri che seguono devono aspettare. Il Cero si ferma solo alle soste stabilite. I Ceri devono correre alla massima velocità possibile. L’obiettivo della festa è strettamente legato alla celebrazione del Patrono S. Ubaldo.
Questo è un tributo che anche gli altri due Ceri riconoscono. L’imperativo di ogni ceraiolo è quello di contribuire al successo della corsa e al rispetto delle regole.
Fare una bella figura, evitare pendute, cadute e distacchi, avere una corsa spedita, superare le possibili difficoltà, sono i punti fermi della “filosofia del ceraiolo”.