La prima domenica di maggio i ceri vengono riportati in città
È il preludio della Festa e già se ne assapora l’atmosfera.
Custoditi nella navata destra della Basilica di Sant’Ubaldo in cima al Monte Ingino, i Ceri vengono portati in città la prima domenica di maggio, in corteo ed in posizione orizzontale.
Dopo un percorso che attraversa la città e che già suscita il primo entusiasmo degli eugubini, i Ceri, accompagnati dalla Banda, dai Tamburini, da rappresentanti della Città e delle famiglie ceraiole, vengono collocati nella sala dell’Arengo nel Palazzo dei Consoli fino al 15 maggio.

Sono giorni di crescente attesa che culmina nella serata della vigilia, il 14 maggio, quando alle ore 19 la folla che si raduna in Piazza Grande può ascoltare i potenti rintocchi del Campanone.
La sera per le vie di Gubbio si fa festa, ogni occasione è buona per brindare e per familiarizzare tra eugubini e visitatori.

Finalmente si arriva al fatidico 15 maggio, che inizia molto presto
5.30:
Alle prime luci dell’alba i tamburini percorrono le vie del centro storico per andare a svegliare i protagonisti della Corsa: i Capitani e i Capodieci dei Ceri.
6.00:
Il Campanone suona la sveglia per tutta la città; nel frattempo ai tamburini si uniscono i Capodieci, i Capocetta e i Capitani.
7.00:
Tutte le gerarchie ceraiole in corteo, dopo essersi ritrovati presso la porta di Sant’Agostino, raggiungono il Cimitero Civico per deporre una corona di fiori a ricordo dei ceraioli defunti.
8.00:
Si celebra la Messa presso la Chiesetta di San Francesco della Pace, (dei Muratori), in cima a Via Cavallotti, verso la quale il corteo è risalito dal Cimitero. Al termine della celebrazione religiosa avviene l’estrazione dal bussolotto, fatta da un bambino, dei nomi dei capitani (Primo e Secondo) che saranno in carica fra due anni.
9.00:
Ha inizio il corteo dei “Santi”. Le tre statuette di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio vengono portate fuori dalla Chiesa e sistemate sull’apposita barella. In testa i tamburini, la banda, il Sindaco, i due Capitani, i Capocetta, i Capodieci, il Cappellano, i ceraioli e i cittadini, accompagnano le statue dei Santi in solenne processione per le strade della città, fino alla sala maggiore (entrando da Via Gattapone) del Palazzo dei Consoli, dove già si trovano i Ceri. I ceraioli, finito il corteo si recano nelle sale inferiori in Via Baldassini, dove consumano la tradizionale colazione con il baccalà alla ceraiola.
10.00:
La festa comincia a prendere corpo con il raduno a Porta Castello e con la distribuzione da parte delle famiglie ceraiole dei “mazzolin di fiori”, confezionati dalle monache del convento di Sant’Antonio. Aprono la sfilata i tamburini, seguiti dalle bandiere delle contrade e dei quartieri e dalla banda della città di Gubbio. Seguono a cavallo i Capitani, il trombettiere e l’alfiere, poi i rappresentanti delle istituzioni e i gruppi separati dei ceraioli, ognuno preceduto dai propri tamburini, dalle bandiere delle Famiglie, dai Capodieci dei tre Ceri. I ceraioli di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio vestiti rispettivamente con le camicie gialle, azzurre e nere, esibiscono, cantando tradizionali canzoni ceraiole e sfottendosi a vicenda, la loro baldanza e la loro forza, incitati anche dalla gente esterna al corteo, già festante e acclamante, affacciata sulle finestre degli antichi palazzi di Gubbio addobbate con gli stendardi con i colori dei Ceri e dei quartieri della città. I suonatori delle chiarine escono dalla sfilata all’altezza di Palazzo Andreoli e raggiungono Piazza Grande, per sistemarsi sul balcone del Palazzo dei Consoli, in attesa del corteo. Escono dal palazzo anche gli sbandieratori che si mettono ai lati della scalea e i figuranti in costume.
11.30:
L’alzata dei Ceri è uno dei momenti più intensi e affascinanti della Festa. La Piazza è gremita di folla che affluisce dalle vie laterali dei Consoli e XX Settembre, non è facile riuscire a trovare una buona e sicura posizione di osservazione. Il Sindaco, preceduto dai tamburini e scortato dalla Polizia Municipale, raggiunge la scalea del Palazzo dei Consoli per incontrarsi con il Gonfaloniere e subito dopo viene raggiunto dal Vescovo. Il Primo capitano, l’Alfiere e il Trombettiere entrano a cavallo nella Piazza, girano intorno al pennone e scendono ai piedi della scalea del Palazzo dei Consoli, inizia la cerimonia dell’investitura. Il Primo Capitano riceve dalle mani del Sindaco la chiave della città e dal Vescovo la benedizione. Subito dopo, esce di corsa dal Palazzo dei Consoli il secondo Capitano con la spada sguainata in segno di saluto verso la folla. Le autorità a questo punto si sistemano sul balcone, mentre il Secondo Capitano dà il segnale ai Campanari che iniziano a suonare e ordina l’apertura completa del portone del Palazzo. Nel frattempo, le barelle in cui andranno incastrati i Ceri, vengono allineate verso il lato sud della Piazza. Spettacolare per il movimento di folla e per i colori, l’uscita di corsa dei tre Ceri, salutati dagli squilli del trombettiere, lungo la scalea del Palazzo dei Consoli, orizzontali sulle spalle dei propri ceraioli, S. Ubaldo si posiziona in Piazza Grande al centro, S. Giorgio alla sua destra, S. Antonio alla sinistra. Il montaggio dei Ceri è un’operazione importante e delicata, che si chiama “incaviamento” e fissa saldamente alla barella i Ceri, mediante un cuneo di ferro che entra nell’asola del timicchione, successivamente bagnato con l’acqua della brocca per farlo meglio aderire. Nel frattempo altri ceraioli fissano sulla sommità dei Ceri le statuette dei tre Santi. A questo punto il Secondo Capitano dà il segnale dell’alzata ai tre Capodieci saliti sulle stanghe del proprio Cero ancora in posizione orizzontale, che dopo aver fatto oscillare le brocche, le scagliano tra la folla assiepata, che corre ad accaparrarsi un pezzo di “coccio” come ricordo. Al suono del Campanone e in mezzo ad urla crescenti di incitamento, con un rapido movimento, i tre Capodieci si spingono in avanti e i ceraioli alzano rapidamente in verticale i Ceri che iniziano subito la corsa, uno dietro l’altro, aprendosi un varco tra la gente acclamante e compiendo tre “girate” (meno veloci delle “girate” della corsa serale) ossia tre giri in senso antiorario intorno al pennone centrale.
Con l’alzata la prima parte importante della festa si è compiuta e inizia la “mostra”. I Ceri, ognuno per suo conto, passano nelle strette vie della città, fermandosi davanti alle abitazioni delle vecchie famiglie ceraiole, per poi essere adagiati in riposo in Via Savelli, su piedistalli di legno lavorato, detti “ceppi”, quattro per ogni Cero, che li tengono sollevati da terra di circa 140 cm. I piedistalli, che nel loro insieme simboleggiano le arti attinenti ai Ceri, raffigurano per Sant’Ubaldo: una torre rotonda, un castello, la cella campanaria del Cimitero e la torretta del Palazzo dei Consoli; per San Giorgio, i barilotti con la bottiglia, un tamburo con le mazze, un’alabarda con le picche e la casina con le botteghe; infine, per Sant’Antonio, due tronchi d’albero, un pagliaro e un casolare. Mentre i Ceri restano fermi su questi piedistalli in attesa della seconda parte della corsa che si svolge nel pomeriggio con l’ascesa al Monte Ingino e possono essere osservati da vicino in tutta calma, le autorità, gli ospiti e soprattutto i ceraioli, in vista dello sforzo che li attende, si rifocillano alla “Tavola Bona” all’interno del Palazzo dei Consoli.
17.00:
Immediatamente prima della corsa, si svolge la solenne processione con la Statua di Sant’Ubaldo, che dalla Cattedrale scende in Piazza Grande dove è accolta dal suono a distesa del Campanone. Da qui procede con un percorso inverso a quello dei Ceri, che intanto sono stati tolti dai piedistalli, in un crescendo di tensione per l’imminente corsa. Mentre la processione risale Corso Garibaldi, i Ceri, nell’ordine in cui erano stati collocati a riposo (Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio) partono da Via Savelli (la cosidetta “Alzatella”) e si fermano in attesa davanti alla chiesa di San Giovanni Decollato (detta dei Neri dal nome della Confraternita). Nel frattempo le mute dei ceraioli si sono disposte lungo il tragitto e aspettano la partenza. All’incrocio tra Via Dante e Via Savelli la processione si ferma, il Vescovo benedice i Ceri e si avvia verso la chiesa dei Neri.
18.00:
Dopo la benedizione del Vescovo inizia la tanto attesa corsa, fremente, impetuosa, drammatica come poche al mondo.
Ceraioli e popolo sono tutt’uno nell’esaltazione di quei primi momenti in cui Capitani, Alfiere e Trombettiere a cavallo precedono al galoppo i Ceri.
I Capitani dell’anno precedente danno il “via”. La folla esulta, irrompe in un grido corale, compatto, “Via ch’eccoli”.
Si apre la marea colorata come per incanto per consentire il passaggio dei Ceri in corsa, ben piantati sulle robuste spalle dei ceraioli.
La corsa si snoda per le strette vie medievali, i Ceri oscillano paurosamente, sfiorando e spesso toccando mura e finestre. Con grande abilità e anni di esperienza i ceraioli si danno il cambio in corsa; riescono a prevenire incidenti gravi, pur scivolando e spesso cadendo soprattutto in caso di pioggia.
È una prova di grande forza e abilità quella di far correre il Cero il più possibile in verticale evitando “cadute” e “pendute”.
Questa è la vittoria, tenendo conto che non esiste il sorpasso e che i Ceri arrivano in cima al monte nello stesso ordine con cui sono partiti: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio.
Il percorso che coprono i Ceri in corsa è di circa 4 chilometri e 300 metri, partendo dall’Alzatella fino alla Basilica in cima al Monte.